La voce della verità

La vera storia di ANGELO INCANDELA

 

di Scocozza Carmen e Pasqua Lorenzo

 

Tra le mura dei penitenziari italiani degli anni Ottanta e Novanta pulsa la storia di un uomo che ha fatto dello Stato la propria casa e del dovere la propria lingua. Incandela Angelo, maresciallo di Cuneo, attraversa trasferimenti, indagini e notti senza sonno, in equilibrio tra missioni riservate e scelte impossibili. Dalle prime ombre del soprannome “Boia di Volterra” agli incarichi accanto al generale Dalla Chiesa, dalle fratture intime alla grande Storia, il romanzo intreccia documenti, testimonianze e invenzione narrativa per restituire una voce netta e umana.
Capitolo dopo capitolo, si aprono porte segrete: l’incontro con i Servizi, il pentimento del brigatista Peci, l’amore con Maria Teresa, le memorie dei colleghi, fino alle aule del processo Andreotti, dove Incandela compare come testimone. La verità non è mai semplice, però illumina. Questo libro la insegue, la ascolta e la consegna al lettore.
.
Scocozza Carmen
, autrice e tessitrice della struttura narrativa. Ha riorganizzato documenti, interviste e registrazioni, e li ha intrecciati con la finzione, dando corpo letterario a eventi e personaggi. Suo è il lavoro di cucitura che trasforma le prove raccolte in racconto.
Pasqua Lorenzo, ricercatore delle fonti e voce narrante del protagonista. Nipote di Incandela Angelo, ha curato lo studio storico e documentale. Nel romanzo incarna il punto di vista che guida il lettore lungo la linea sottile tra memoria familiare e storia pubblica.

15,00 

Disponibilità: 200 disponibili

Categoria:

Ecco l’anteprima del romanzo

 

Finalmente libero!
Queste parole erano il mio mantra, mentre guidavo, cercando di raggiungere il Viale Degli Angeli, dove lunghe passeggiate riallineavano i miei pensieri e distendevano tutte le mie tensioni.
Avevo conosciuto Sofia qualche anno prima, a una festa dove la confusione e la musica ancora annebbiavano il ricordo dell’istante in cui la vidi per la prima volta.
Lunghi capelli biondi facevano da cornice al suo volto angelico, con occhi blu smeraldo, sorriso ingenuo e la sua fisonomia longilinea, forse troppo ma nel complesso lei mi aveva colpito. Rimasi incantato dal suono della sua voce, lieve e mai eccessiva, esprimeva i suoi pensieri in modo semplice e in quella semplicità ci siamo innamorati.
Conquistarla fu facile, perché a suo dire io gli ero piaciuto fin da subito, non so cosa l’aveva colpita di me, ma sicuramente eravamo molto diversi.
Io amavo il mare, lei la montagna, io trascorrevo le serate con i miei amici dove il caos e la musica facevano da padroni, lei amava stare a casa e poco tollerava la mia vita mondana.
Col tempo lei cercò di cambiarmi, con scarsi risultati, e questo alimentava in me la consapevolezza che la nostra storia stesse per terminare, perché io non avrei mai plasmato la mia personalità per compiacere una donna.
Ormai stufo di essere oggetto delle nostre discussioni, avevo deciso di porre fine alla nostra storia, ma non sapevo come e quando farlo perché, pur non essendo più innamorato di lei, eravamo uniti da un forte legame e non volevo ferirla.
Ma ben presto l’occasione giusta bussò alla mia porta.
La sera precedente avevamo cenato con i suoi genitori, che amavano la figlia ma ben poco tolleravano me, perché le nostre differenze culturali e sociali erano ben evidenti e in cuor loro avrebbero voluto un genero diverso, magari con un lavoro stabile, proveniente da una famiglia dell’alta borghesia cuneese come loro. Quel pomeriggio Sofia iniziò un discorso che io non riuscivo a capire, parlava di una coppia innamorata, dei figli, di un futuro matrimonio e della remota possibilità di vivere nella villa costruita di fianco a quella dei suoi genitori.
Io la guardavo stranito, non riuscivo neanche ad ascoltarla, erano per me progetti che mai avrei voluto realizzare, infatti alla sua domanda: «Lorenzo i miei genitori vorrebbero sapere… quando ci sposiamo?»
Io risposi d’istinto: «Mai!»
Lei e i suoi genitori mi guardarono basiti, ma io per la prima volta avevo finalmente espresso la mia opinione, così mi alzai, salutai educatamente ed uscii da quella bellissima gabbia dorata e salii in macchina pervaso da un sentimento di libertà e orgoglio che da mesi non riuscivo più a percepire.
Così lasciai alle spalle un pezzo di me consapevole che io non avrei mai accettato nessun compromesso, dove la mia rabbia, il mio modo di essere schietto e impulsivo erano le mie radici, frutto di un’infanzia difficile, dovuta dalla perdita prematura di mio padre a soli nove anni.
La sua morte per me fu devastante, ricordo il dolore di vedere al parco altri bambini che giocavano riflettendosi nell’amore della madre e del padre, questo mi faceva sentire incompleto a volte diverso come se ci fosse un tassello mancante nel puzzle della mia vita.
A volte ritornava a cercarmi la rabbia di non aver fatto abbastanza per mia madre, la quale aveva trascorso la sua vita sempre pervasa da mille difficoltà, e io ero solo un bambino e nel mio piccolo non riuscivo a darle la serenità che lei meritava.
Sono fiero di lei perché, pur vivendo una situazione terribile, ha saputo trovare la forza di crescermi al meglio, regalarmi momenti bellissimi e mi ha reso l’uomo forte e determinato che sono.
Tale forza e determinazione sono stati per me il mio punto di forza, elementi cardini del mio carattere, dove il mio dolore è diventato il mio alleato nelle situazioni della vita, e la rabbia gli fa da spalla quando l’angoscia viene a cercarmi.
Non avrei mai permesso a nessuno di cambiarmi, così chiusi per sempre la mia storia con Sofia nella consapevolezza che l’amore vero sarebbe arrivato. La donna della mia vita avrebbe compreso il mio essere solo guardandomi negli occhi, mi avrebbe amato per quello che sono apprezzandomi e valorizzandomi sempre, dove l’unica richiesta sarebbe stata quella non fatta, perché intrinseca nelle nostre anime gemelle che, pur cercandosi per tutta la vita, si sarebbero trovate e vissute per sempre.

 

Parcheggiai e inizia la mia passeggiata. Il viale era affollato di gente che trascorreva lì il suo tempo: mamme con bambini nelle carrozzine, ragazzi che cercavano di allenarsi e altri che come me camminavano per trovare quiete alle loro ansie e tormenti.
Mi resi conto che dovevo fermarmi, avevo voglia di bere qualcosa, così mi voltai e vidi che il bar del viale era aperto, entrai e mi sedetti al mio solito posto.
La cameriera, che mi conosceva bene, si avvicinò e chiese:
“Ciao Lorenzo cosa prendi?”
“Il solito!” risposi gentilmente.
Lei sorridendo si allontanò dal tavolo e si diresse verso cucina. Io, finalmente sereno, guardavo il panorama bellissimo che circondava il bar, nella quiete e pace che quel luogo era in grado di regalarmi.
La cameriera ritornò da me con il mio frappè alla fragola. Un grande bicchiere di vetro colorato custodiva una bevanda a cui erano legati tantissimi ricordi, al primo sorso riaffiorarono in me le scene della mia infanzia, quando mio nonno Angelo, seduto sempre alla mia sinistra, mi coccolava regalandomi il mio tanto amato frappè.
In quel momento però un pensiero mi turbò: nonno Angelo era stato un personaggio pubblico nelle vicende politiche di lotta alla mafia degli anni ’80 e ‘90, egli ricopriva la carica di Maresciallo nelle carceri di Cuneo.
Mio nonno era stato tutto per me, una presenza costante durante la mia infanzia, dove mia madre spesso cercava sostegno, lui era sempre in prima linea non lasciandoci mai soli.
Dopo la morte di mio padre lui si era fatto carico di tutto, come una missione da compiere con l’obbiettivo di cresce me nel miglior modo possibile e proteggere mia madre da situazioni che potessero nuocerle. Lei mi aveva cresciuto al meglio delle sue possibilità, non ha più voluto altri figli, riuscendo a trovare pace al suo vuoto soltanto sposando un altro uomo, dopo qualche anno dalla morte di mio padre.
Così, incuriosito da questi ricordi, presi il cellulare e cercai su internet degli articoli che parlassero di lui, iniziarono ad affiorare tantissime notizie dove il nome di mio nonno veniva associato a tanti processi antimafia, lasciandomi basito nel leggere che aveva collaborato anche con il generale Della Chiesa.
Turbato da tutto quello che avevo letto, uscii dal bar e decisi di andare a casa di mia madre a cercane nei vecchi scatoloni in soffitta qualcosa che parlasse di lui. Con fervente curiosità chiusi lo sportello della mia macchina e decisi che dovevo andare a fondo nella sua vita, perché conoscendo la verità su di lui avrei riscoperto me stesso.

Recensioni

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “La voce della verità”

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Carrello
  • Il carrello è vuoto.
La voce della veritàLa voce della verità
15,00 

Disponibilità: 200 disponibili

Torna in alto